martedì 27 marzo 2012

Turin Brakes, Sea Change

Sea Change




Odio a morte la radio. 
In auto mi indispongo e mi acciglio se sono costretta ad ascoltare musica che non ho scelto, condita di spot pubblicitari e imposta alle mie orecchie dall'intervallo che intercorre l'uscita di un cd e l'entrata di un altro nello stereo.
Non riesco proprio ad accettare che qualcun'altro scelga la musica per me.
La musica accompagna i pensieri e scandisce gli istanti della nostra esistenza per cui deve essere quella giusta e non può essere scelta "a caso".
Se è vero che il pianeta Terra pullula di canzoni e che si può tranquillamente affermare che sono state scritte canzoni praticamente su tutto, non si può non ammettere che ci sono attimi della nostra giornata che sembrano proprio calzare perfettamente dentro una canzone.
Il nostro rapporto con la musica è fondato sul baratto continuo, su di un reciproco, equo e leale scambio.
Stamattina ho aperto il cassetto dove custodisco i miei dischi e ho deciso di portare con me, e di ascoltare in auto, "OUTBURSTS" dei Turin Brakes.
Io amo i Turin Brakes. Conosco talmente bene la loro musica che mi pare di conoscere la loro vita dettagliatamente.
Gale e Olly hanno scritto in musica le loro storie ed io l'ho lette, ascoltare, rilette, interiorizzate, fatte mie ed ora appartengono a me. 
Così come la mia storia appartiene a loro: non c'è attimo della mia esistenza da "adulta", infatti, che non sia collegato a loro, in un modo o nell'altro.
Loro sono praticamente tutta la mia vita, ed io, a mio modo, sono la loro.
Inserendo quel disco nello stereo della mia auto mi sono piombati addosso come una cascata tutti i ricordi legati alla loro musica. E sono davvero tanti.
20 minuti. Questo è quanto, questo è il tempo che impiego per arrivare a lavoro in auto. 4 canzoni, non oltre e 1200 secondi...infiniti, intensi, bellissimi, come ogni attimo della mia esistenza.
E' sconcertante prendere d'improvviso coscienza che ricordi seppelliti in un cassetto possono inaspettatamente riaffiorare nitidi, come se fossero quotidiani.

Ed è ancora più incredibile provare sensazioni ormai lontane e sentirle scorrere vibranti e vive come mai prima.
Il potere della musica: battere ovunque, fortissimo, a tempo...accorciare la distanza e la lontananza, rompere la monotonia, accendere la malinconia, strappare un sorriso e far piangere lacrime amare, tutto in un istante, in un attimo che moltiplicato per 1200 secondi, 4 canzoni e venti minuti è la storia della mia vita, racchiusa in due voci delicate e nel suono di due chitarre armoniche che hanno capovolto il mio mondo, rifocillato di aria fresca la mia anima, purificato i miei pensieri e risollevato il mio cuore in un istante che è diventato "sempre" nel momento in cui ho capito che non volevo separarmi da quel suono e quelle parole che sono diventati miei e resteranno soltanto miei, anche quando li udirò provenire da un altro mondo che non mi appartiene perchè di lì in poi apparterrà soltanto a me, come mia resterà sempre l'emozione di quell'ascolto, che è amore assoluto e puro e passione, interminabile ed eterna.





© Ambra De Prisco


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sabato 3 marzo 2012

Solitudo forza 8.0o



La solitudine è cercarti e trovarti lontano da me mentre l'amore straripa fra i pensieri ed i sentimenti, generando un'emozione teneramente lacerante.
Che senso ha continuare ad aspettarti?
Non verrai mai a bussare alla porta del cuore, per dire le parole che vorrei sentirti dire.
Continuerai ad amarmi nel silenzio e nel buio di un angolo della tua anima, di cui nemmeno riconosci l'esistenza e che è quell'incrocio di fronte al quale i tuoi pensieri si fermano, si smarriscono come in una città straniera e tornano indietro, senza mai avere il coraggio di svoltare l'angolo per scoprire cosa c'è oltre.
Mi domando se già sai che lì ci sono io, con questo amore infinito che sfida la ragione ma che non ha più voce per gridare il dolore, la delusione, il rimpianto.
Cerco nel cuore e nella mente parole semplici che possano descrivere ciò che provo, perché nell'anima si muovono pensieri e sentimenti che non riesco più a definire.
So che hanno a che fare con l'amore per te, un amore fatto di emozioni e dell'impossibilità di esprimerlo perché tu non vuoi ascoltare, non vuoi sentire quelle parole dette e poi dimenticate, quelle promesse silenziose che mi hai fatto per poi negarle un secondo dopo a te stesso.
Potrei riempire pagine, quaderni, risme di carta di parole accorate e sincere, ma ciò mai potrebbe colmare il desiderio che ho di riempire lo spazio che mi separa da te.
Vorrei annullare la distanza fisica che ci separa inventando un sistema per raggiungerti in un luogo ove il tempo non ha inizio né fine, dove non esistono sotterfugi e bugie.
Vorrei che mi vedessi, e che ti incamminassi verso di me, invece di aspettarmi con quel peso nel cuore che poi l'immobilità moltiplica per mille.
E vorrei che quegli abbracci e quei baci che siamo stati così bravi ad evocare con le parole diventassero contatti concreti, emozioni capaci di annullare lo strazio dell'anima, mentre cerca le labbra dell'altro e grida il dolore dell'assenza delle tue braccia.
Il calore di una carezza sul viso farebbe sciogliere il cuore in scintille di amore e invece il tepore delle dita che sfiorano gli occhi, le mani, il cuore è solo un sogno che toglie il sonno, che mozza il fiato, che sferza l'anima come l'uragano devasta il mare ed io, naufrago della vita, con l'ultimo respiro cercherò di non morire.





© Ambra De Prisco


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