domenica 18 dicembre 2011

...Caffè e Pasticcini...




Per comprendere gli avvenimenti che percuotono la mia vita, dove devo cercare la risposta?
Temo l’inspiegabilità dei fatti che, talvolta tragici talvolta magici, attraversano le mie strade e mi rammarica il non poterli cogliere, il non potermi fermare con loro a chiacchierare, a prendere un caffè chiarificatore, assaporando pasticcini al gusto di rivelazione.Mi incaponisco, lo so; è il mio carattere. Ma so anche mediare, intendiamoci.Ed è grazie a questa dote che ho trovato come venire (per forza di cose) a patti con l’inesplicabile: mi basterebbe carpirne i tratti salienti, e credo che la cosa, almeno per il momento, possa soddisfarmi.Dato che purtroppo le soluzioni, seppur semplici, non vengono mai servite su un piatto d’argento, mi muovo a piccoli passi e partendo da concetti semplici: prima mi armo di pazienza e poi mi dirigo al centro, scelgo un bar come collocazione spaziale (penserò dopo a dove collocare la mente), chiedo al cameriere del bar di portarmi un bel caffè americano e mi siedo a uno dei tavolini che da sulla strada.Una strada, tra l’altro molto trafficata, gremita di persone e situazioni.Alcune di queste persone incrociano il mio sguardo, altre non avvertono nemmeno il mio osservarli … ed è in questo groviglio inestricabile di vite che intendo scorgere la mia personalissima rivelazione.Finalmente arriva l’ordinazione e noto che oltre al caffè mi è stato servito anche un piatto, con alcuni pasticcini.Dopo aver dato uno sguardo al conto, salatissimo, mi perdo in riflessioni pragmatiche, quali l’esorbitante aumento dei prezzi e l’inarrestabile caduta degli stipendi e mentre pago, la mia attenzione viene catturata da un ragazzino, che attraversa la “mia” strada con un mp3 nelle orecchie.E d’improvviso arriva la prima riflessione: è un ricordo dell’adolescenza, di un periodo della mia vita scandito da una ricerca a dir poco ossessiva.Da una certa età in poi, si sono presentati in me l’istinto, ma anche la necessità, di prendere l’atlante tra le mani e di ricercare il centro del mondo, il posto dove la mia esistenza avrebbe avuto un senso.Ero convinta che il mondo avesse un unico centro, ed io volevo trovarlo e farne parte.Mi illudevo, a quei tempi, che si potesse individuare un unico centro del mondo, un luogo dove si incrociano le infinite strade della vite di tutti e mi auspicavo che quelle infinite strade potessero incrociarsi in qualche modo con la mia … a patto che io mi fossi trovata proprio lì in quel dato momento.Col passare del tempo, ho cominciato a considerare l’ipotesi che un’infinità di posti potessero essere quel “centro” e che un’infinità di opzioni potessero essere allettanti …Ho fatto molti viaggi e ho sempre portato con me una valigia, piena di adrenalina, convinzione e auspicio; numerose volte mi sono anche illusa di essere diretta al centro.Poi, una volta raggiunta la meta, avvertivo forte la percezione che quel posto, come gli altri, era una millesima parte del tutto e che quel centro assoluto, da me tanto ricercato, non era altro che un concetto astratto o, al massimo, un posto lontanissimo da dove ero io!E allora mi fermavo e pensavo. Dovevo trovare un senso. Se quel centro assoluto non esisteva, era possibile che ognuno rappresentasse per se stesso il centro e che IO, nella mia vita, fossi il mio?Ero io la piazza dove le mie strade si incontravano e dove le mie strade si intersecavano con le strade degli altri?Ritorno al presente, abbandono il mio ricordo e “rientro” in caffetteria; riprendo ad osservare la moltitudine; le persone sembrano seguire un percorso ben definito …. sembrano tutte dirette da qualche parte … non esattamente in quel dato momento ma nel lunghissimo periodo.Sembrano tutte affannate a cercare il proprio “destino”.Come in una grande caccia al tesoro, sembrano tutte impegnate a reperire gli elementi che porteranno a rinvenire il premio in palio, non sapendo neppure di che ricompensa si tratti.La cosa più affascinante di questo processo è che la ricerca affannosa avviene quasi sempre inconsciamente e che i vari indizi vengono ripescati a caso, senza una reale partecipazione consapevole.Se tutti inseguono il proprio destino, allora perché nessuno ha la risposta alla domanda: “qual è il tuo destino?”Che nessuno sappia rispondere è un dato di fatto, come certo è che ognuno di noi è alla ricerca del proprio!Mi piace pensare che il mio destino mi verrà recapitato a casa, come una lettera; durante gli ultimi attimi della mia esistenza, un postino alquanto goffo, impacciato e stanco con le mie stesse mani, i miei stessi occhi e la mia stessa faccia, mi consegnerà il tanto agognato responso.Leggere quella lettera sarà come specchiarsi: la sua scorsa mi darà indietro l’immagine di ciò che sono, ma soprattutto di ciò che sono stata e di quello che ho scelto di fare.Il destino è continuamente plasmato dalla serie infinita di opportunità, e di relative scelte, che si fanno nel corso della vita, scelte che ci rendono le persone che siamo, che noi stessi abbiamo deciso di diventare prendendo, a seconda dei casi, piccole o grandi decisioni.Punto l’occhio verso i pasticcini che ho nel piatto, per decidere quale mangiare.Ricordo di non averli specificatamente ordinati, ma so anche che è abitudine di questo bar servirne alcuni come accompagnamento delle ordinazioni.Pasticcini al cioccolato ed altri alla crema pasticcera; ecco cosa c’è nel piatto.Avrebbero potuto esserci pasticcini al cocco, oppure alle mandorle.Perché non ci sono quelli alle mandorle? E se i miei preferiti fossero stati quelli al cocco? E adesso? Quale scelgo di mangiare?La faccenda non ruota soltanto intorno allo stabilire cosa scegliere di fare, ma anche intorno all’afferrare da cosa dipendono le nostre opportunità, da quali sono i pastelli coi quali coloriamo il disegno della nostra esistenza.Ritorno al caffè … ne ho bisogno.Lo guardo. Lo sorseggio. Lo assaporo.E ripenso ai pasticcini.Non conosco chi ha preparato la mia ordinazione, eppure non mi sento una marionetta. So accettare il dover sottostare a certe condizioni dell’essere umano, che poco riesce a spiegarsi del complesso sistema che lo circonda; passiamo così tanto tempo ad osservare ciò che non capiamo, e non conviviamo lo stesso con questa cruda realtà?Per certo, di chiunque si tratti, chi mi ha messo davanti questo piatto di pasticcini sapeva di offrirmi una scarna rosa di opzioni.Sbaglio o gli avvenimenti che percuotono la vita sono il risultato proprio di questo? Di opportunità? Di scelte?E non pare ovvio che quando siamo davanti ad una scelta non abbiamo da scegliere tra infinite opzioni ma solo fra alcune?Bene. Ecco il punto.

Siamo continuamente sotto pressione, ininterrottamente costretti a fare scelte, a prendere decisioni; se siamo fortunati, all’interno della rosa di opzioni che la vita ci propone, ce ne sarà una che ci piace, altrimenti saremo costretti ad accontentarci.
Ogni momento della vita ha le sue possibilità e le sue limitazioni; queste sono le mosse che possiamo fare, le carte che teniamo tra le mani durante la nostra partita a poker.E sì, anche nella vita talvolta siamo costretti a barare e a fingere di avere una mano vincente quando invece stiamo perdendo e la posta in gioco è molto alta.Le nostre possibilità non sono né frutto del nostro operato, perché possono dipendere dal mazziere (anche se un po’ di fortuna non guasterebbe), né tantomeno sono numerose.Purtroppo no, non sono infinite; proprio come la scelta tra i pasticcini che ho davanti non è vasta.Le nostre alternative sono solo alcune delle tante, magari non le preferite ma sono le uniche che abbiamo.E questi sono i pasticcini che hanno deciso di portarmi, le opzioni che hanno deciso di darmi.E questi pasticcini sono all’origine delle percosse sismiche che tormentano la mia esistenza.Chiamo il cameriere e chiedo se hanno i pasticcini al cocco. Dice di no, che servono solo quelli che mi ha portato.Pazienza. Tanto ci sono abituata.Tra quelli alla crema pasticcera e quelli al cioccolato credo che sceglierò quelli al cioccolato.Non sono proprio soddisfatta, però il caffè che fanno in questo bar è il migliore della città.                                                                                                                                      ©Ambra De Prisco

  


                                  
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