domenica 18 dicembre 2011

La trasmigrazione (premiato VI edizione del Concorso Letterario nazionale "Maria Pina Natale")

“Chiacchierano amabilmente quelle due ragazze”. Questo è quello che pensano gli altri quando ci vedono parlare.
Se c’è qualcuno che ci osserva articolare parole e ritiene che il nostro comunicare sia un semplice chiacchiericcio, un discorrere, un conversare su argomenti di poca importanza o un parlare a vuoto, allora si sbaglia. Non è possibile ricondurre le nostre confidenze a delle semplici “chiacchiere”.
Io e lei non chiacchieriamo. Io e lei ci raccontiamo l’anima, ce la regaliamo ogni giorno e ci facciamo confessioni che non avremmo il coraggio di fare nemmeno a noi stesse, neppure quando siamo da sole.
Ho capito più cose di me da quando la conosco che in tutta la mia vita. Lei è il mio specchio, attraverso il quale riesco a vedermi nitidamente.
Non è possibile ricondurre a mediocri racconti di vita vissuta, a pettegolezzi, a sterili considerazioni sul tempo, al carovita o al tradimento il rivelare la propria anima e l’aprire il proprio cuore.
Mentre le confesso chi sono realmente, non mi interrompe mai perché è intenta ad ascoltare le mie parole e solo quando la mia esposizione volge al termine mi mette a conoscenza delle sue opinioni. Non si concentra sul dare giudizi o muovere critiche perché la sua volontà è solo quella di mostrarmi un differente punto di vista, dal quale mi lascia libera di discostarmi.
L’amicizia è l’appoggiare qualsiasi scelta l’amico faccia nonostante non la si condivida, e Viola questo lo sa bene.
Ho al mio fianco un’alleata con la mano protesa, pronta per la battaglia, in qualunque modo essa si presenti; non ho alcun timore che mi abbandoni o che mi punti il dito contro, come potrebbe un’antagonista in attesa della caduta in errore, della mossa falsa.
Parliamo tanto, troppo; probabilmente è vero, ma è più forte di noi. C’è sempre qualcosa su cui ragionare, qualcosa da sviscerare, da analizzare, da definire…
Le ragioni di cotanto confrontarsi sono l’estrema fiducia e l’immensa stima reciproca, che ci inducono all’apertura totale.
Siamo un flusso incondizionato, una lava di parole, violenta, pericolosa, rovente, temibile e al tempo stesso genuina, come ogni evento naturale che si rispetti, sia esso la fioritura delle orchidee o il terremoto, sia esso miracoloso o devastante.
Ogni emozione che condividiamo, ogni sensazione che ci descriviamo sembra appartenere empaticamente ad entrambe. Un’umiliazione subita, un dolore, un amore perduto, un’offesa sembrano dischiudersi e acquisire chiarezza nelle nostre parole, sembrano rivelarsi a noi solo attraverso l’analisi a due.
La ascolto attentamente quando parla e tante volte non condivido il suo punto di vista. Irascibile come sono, parto in quarta e le dico cosa ne penso; lei si mostra paziente e mitiga il mio stato d’animo, con semplicità, Viola è fatta così.
E’ leggera, semplice, sensibile, buona, immediata, disponibile ed onesta con gli altri; estremamente severa ed obiettiva con se stessa.
Solitamente, le persone tendono a giustificarsi del proprio operato, a rendersi la parte lesa di una situazione. Viola fa esattamente il contrario: è capace di comprendere e giustificare chiunque, anche dinnanzi ad un errore inammissibile ma non riesce a perdonare se stessa per i suoi sbagli, seppure di poco conto.
Ultimamente quando la mattina ci incontriamo è taciturna e il suo silenzio mi trafigge come una lama appuntita, mi disarma.
Do inizio allora alla raffica di domande, che lei accoglie, come al solito, con estrema serenità. Ho bisogno di capire cosa abbia causato in lei, così prolissa, questo innaturale mutismo. “Quando sono agitata preferisco restare in silenzio” mi risponde. Non è un gran periodo per lei. E’ incerta, dubbiosa, agitata, perplessa, impaurita. Teme di stare sbagliando tutto con la sua vita.
E continua dicendo: “Adesso, però, non ho né la voglia né la forza di rimettermi in gioco”.
Viola ha 30 anni, e una serie di relazioni amorose poco fortunate alle spalle. La prima, quella della fase adolescenziale, è durata ben 6 anni. Nonostante l’amasse, Armando ha perfettamente vestito i panni di fidanzato asfissiante, paterno e iperprotettivo per tutta la durata della loro storia, finita a causa dell’esaurimento nervoso di Viola, causatole da tale pressione psicologica.
Poi, è stata la volta dell’amore fantastico con Gjoni, ragazzo kosovaro conosciuto durante una vacanza a Londra.
La loro relazione è durata circa un anno durante il quale Viola, oltre a spendere metà della sue giornate aggrappata alla cornetta telefonica, non ha fatto altro che viaggiare da e verso la Gran Bretagna. Lui era bellissimo, come il sogno di poter fuggire lontano da casa. C’erano solo due piccoli problemi: la distanza e la religione di lui.
Da bravo musulmano, Gjoni aveva programmato di portare con sé Viola in Kosovo prima o poi e di renderla sua moglie, cosa che avrebbe dovuto naturalmente trasformarla in una donna musulmana dai sani principi, velo compreso.
Gjoni sperava che lei avrebbe rinunciato bonariamente alle sue radici “corrotte” e che fosse stata favorevole ad abbandonare tutto, per lui.
Dinnanzi a tale prospettiva, Viola inorridì e preferì ritornare a condurre un’esistenza “viziosa” e “perversa” piuttosto che ritrovarsi un giorno, senza la sua identità, lontana da casa e dalla sua stessa indole ad interpretare un personaggio che non le assomigliava per niente.
Dopo l’intermezzo Gjoni, ecco arrivare l’animale da palcoscenico, il cabarettista Roberto. Tre anni socialmente fantastici, privatamente deprimenti.
Lui da allegro, spigliato, coinvolgente ed attivo quale era se contornato dai suoi amici, si trasformava in un appesantito pantofolaio quando si trattava di esaudire il desiderio di “socialità” della sua fidanzata.
Se Viola gli manifestava la voglia di uscire, inventava delle scuse, le più disparate pur di rimanere a casa; la realtà è che la tradiva virtualmente, di notte, in chat.
Durante l’esalazione degli ultimi respiri di questa alienante relazione, Viola riuscì a superare le selezioni indette dall’azienda dove ci siamo, un anno dopo, incontrate noi.
Questo lavoro le ha letteralmente cambiato la vita: non solo le ha permesso di conoscere me, ma le ha fatto incontrare anche “lui”, la pena più dolce che abbia mai provato.
Fu subito amore, e consequenziale fu la rottura senza troppi strascichi con Roberto.
Viola si invaghì subito di Salvatore e, da donna innamorata quale era, si curò poco di celare i suoi sentimenti.
Il gentil sesso è così: se ama, vuole che il destinatario del sentimento ne venga a conoscenza quanto prima.
Ma in amor vince chi fugge, è una storia vecchia quanto il mondo.
Nonostante alla base ci fosse un interesse, quando Salvatore cominciò a percepire che Viola sarebbe stata alle sue regole ne approfittò, ferendola profondamente.
Il rapporto cominciò ad arricchirsi di assenze, compromessi, cattiva comunicazione, pianti, tensione e stress.
Convinto di rendersi sempre più desiderabile, Salvatore cominciò a rimandare gli appuntamenti e a diradare le telefonate, cosa che rese Viola sempre più nervosa e agitata.
Il desiderio di passare del tempo con lui accresceva di giorno in giorno, come le notizie sempre più sconcertanti che le giungevano all’orecchio sul suo conto.
Quando l’ho conosciuta io, Viola era totalmente immersa in lui ed in quell’amore impossibile e complicato.
Un sentimento forte, oserei dire ossessivo, come lo sono tutte le grandi passioni.
Lei lo amava per i punti in comune e per la sintonia sessuale, per le risate condivise e per il suo odore, e un po’ perché, e sono parole sue, “è l’unico uomo che non mi ha voluta”, l’unico che le ha dedicato poco tempo, che non le ha dato certezze, che è rimasto desiderio, che non si è trasformato in “quotidianità”.
Non credo che si sia incaponita, ma è sicuramente molto dura accettare il non essere corrisposti quando si ama, ritengo che sia tra le prove più difficili che un uomo debba affrontare.
Una volta provato un forte desiderio, un’attrazione fatale, la sintonia totale con una persona, ci si convince che non si proverà mai più nel corso della vita una sensazione di completezza simile.
E credo che la grande paura che attanagli Viola sia proprio questa: il doversi accontentare, perché la migliore alternativa è già stata assaporata, e non tornerà di nuovo.
Dopo un anno di lacrime e di tira e molla con Salvatore, Viola ha finalmente incontrato Andrea, il ragazzo con cui è adesso, una fra le migliori persone che io abbia mai conosciuto.
Andrea è riuscito ad avvicinarla a sé pian piano, con l’amore e la pazienza.
Grazie alla presenza fissa di Andrea accanto a lei, Viola ha cominciato a maturare l’idea di meritare di più e di poter aspirare a qualcosa di più per se stessa, qualcosa che andasse oltre i rari incontri fugaci e le rare telefonate.
E l’alternativa a tanta sofferenza era a portata di mano, proprio di fronte a lei e già da un bel po’ di tempo.
Più Viola tendeva verso le attenzioni e la dolcezza di Andrea, più l’assenza e l’indifferenza di Salvatore sembravano lontane, come i brutti ricordi legati al dolore e al disinteresse di lui.
L’opzione era colma di amore, dedizione, affetto, rispetto e comprensione ma emulava poco l’alternativa passionale e sensitiva che era nella sua mente e fra le sue braccia, fino a poco tempo prima.
Nonostante io ritenga che Andrea sia davvero innamorato di lei, che possa renderla felice e che Viola a modo suo ricambi il sentimento, in cuor mio temo che Viola non abbia smesso di pensare alla sua “alternativa”, che sento essere una presenza ancora forte dentro di lei.
Ogni volta che litiga con Andrea, lei ritorna a fantasticare “sull’unica persona che non l’ha voluta” e immagina come sarebbe stata la sua vita se avesse saputo giocare meglio le sue carte.
Purtroppo, però, la vita ci consente di vagliare solo ciò che ci è già accaduto, non quello che ci piacerebbe accadesse.
A chi non è capitato di immaginare nella propria testa una vita perfetta condivisa con l’anima gemella?
Nel mio caso, l’immaginazione mi spinge solo a guardare al futuro, perché ho già accanto l’unica persona al mondo che potrei amare.
In altri casi invece, capita che il sogno conduca molto lontano dalla realtà, con lo scopo di regalare alcuni attimi di una serenità e di una felicità tali da non poter essere realizzate nelle condizioni ordinarie che scandiscono la vita di tutti i giorni.
L’equilibrio tra l’avere ed il voler avere è così labile; e Viola sembra una funambula in bilico, sospesa in aria a molti metri da terra.
Alcuni giorni le esercitazioni vanno bene; talvolta, però, un pensiero o una distrazione possono distoglierla e farla precipitare verso il basso.
Ecco la causa dei malumori, dei dubbi e delle agitazioni della mia amica.
Viola ha troppa paura che scavare dentro di sé la metta di fronte al fatto che non ha totalmente rimosso l’amore e il desiderio per Salvatore che, inconsciamente, spera rinsavisca e ritorni da lei.
Ecco perché adesso non ha né la voglia né la forza di rimettersi in gioco. Non vuole perdere ciò che ha conquistato con fatica, nonostante sia consapevole che Andrea non riuscirà mai a procurarle quella stato di benessere che ha posseduto quando non possedeva Salvatore.
Io non posso far altro che annuire; capisco perfettamente il suo discorso, ma proprio non riesco a vederla così. Sono troppo abituata a godermi la sua luce ed la sua solare luminosità per accontentarmi di tale grigiore.
Rispetto il suo stato d’animo ma so di doverla indurre ad affrontare la vita e a cercare l’amore vero, anche a costo di dover imparare ad appezzare la solitudine, come ho fatto io.
Non posso lasciarla nel suo stato di aberrazione; no, proprio non posso. I miei metodi per scuoterla sono discutibili ma ritengo il fine più che giusto quindi, come al solito, tralascio la forma e mi concentro sulle parole da dirle.
Lei ascolta e mi sorride come sempre e mi risponde che adesso non se la sente proprio di ricominciare da zero, poi tira fuori una delle sue battutacce tragicomiche sulla situazione e la tensione si trasforma in una fragorosa risata.
Il suo aspetto migliore è che ride continuamente, ha un’inclinazione innata per la battuta. Ride di tutto e per tutto, riesce a ridere di se stessa e della sua vita, così burlesque a volte, come pochi sanno fare. Anche quando è triste, e negli ultimi tempi lo è spesso, non riesce a rinunciare ad una bella risata. A pensarci bene, nemmeno a due belle risate. Se potesse riderebbe sempre.
Nonostante non le vada di parlarne, non prende sottogamba le mie parole, io la conosco bene, forse meglio di chiunque altro e so che tornerà a casa e si metterà a riflettere, so che si interrogherà severamente. E’ il bivio che le fa paura, e non indugia a confidarmelo.
Ha una sensibilità profonda, certe volte controproducente: può sembrare assurdo, ma io e lei ironizziamo su tutto, anche su certe sue “trasmigrazioni”.
E’ una comica nata, e come tutte le persone dalle stanze solari, ha dei corridoi bui come la notte.
Eravamo in palestra, in corsa sul tapis roulant quando lei mi rende partecipe di una delle sue ultime riflessioni sulla vita degli altri e sul suo futuro quando io le rispondo: “ no! E’ un’altra delle tue trasmigrazioni?” e giù a ridere di gusto.
Ebbene si, Viola tende a trasmigrarsi nel corpo degli altri, nella vita degli altri.
Insoddisfatta com’è in questo periodo, teme di fare la fine di alcuni dei soggetti tra i più disperati che conosciamo e la cosa non le piace. Va nel panico, si agita e cerca di convincersi che riuscirà a cambiare il suo destino, che sarà fiera di se stessa, che non farà la loro fine.
Le trasmigrazioni vanno spiegate, però; ho deciso, quindi, di riportare alcuni esempi, temo di dover aggiungere veri, riguardo alle trasmigrazioni di Viola in altri corpi.
Un po’ di tempo fa, mi arriva una telefonata disperata.
E’ Viola che mi racconta di aver ricevuto una chiamata da una sua collega d’università, una persona che ha frequentato per lungo tempo ma con cui si è persa di vista, una ragazza che, caratterialmente, è il suo opposto. Una persona, a parere mio, davvero poco rispettabile: un’arrivista, un’egoista, superficiale e superflua, spesso fuori luogo.
Una donna che sceglie in base alle necessità il gruppo di amici da frequentare ed il fidanzato in relazione al suo conto in banca, in che cosa potrebbe somigliare a Viola? Così onesta, così limpida, così generosa?
Viola mi racconta che durante la telefonata, questa per così dire “amica” le rivela di essere incinta del suo neofidanzato e in più le aggiunge:” anche se inaspettato, avere un bambino è pur sempre un investimento per il futuro. Prima o poi avrei dovuto metterlo in cantiere, quindi meglio adesso, così lui potrà dire di avere una madre giovane”.
Cosa dire della scelta del padre del bambino? Lei non lo conosceva da più di sei mesi!! E come non parlare dell’amore?? Come si può pensare di avere un figlio senza prima valutare la stabilità e la completezza del rapporto col partner?
Panico. Viola non riesce ad essere razionale quando le partono gli scatti d’ansia e i dubbi.
Al momento, non essendo sicura dei sentimenti che prova verso Andrea, non vorrebbe mai essere costretta da una gravidanza a prendere la decisione di metter su famiglia.
Ecco che parte, allora, la trasmigrazione.
Se fosse capitato a lei di restare incinta? Se la vita avesse costretto lei ad impegnarsi senza certezza alcuna? E se un momento di irrazionale passione la legasse all’uomo sbagliato per sempre?
Panico. Tensione. Sofferenza. Viola è fatta così. Si prende sul serio, anche quando le partono ragionamenti insensati.
Quanto tempo ci ho impiegato a calmarla!!! Perché quando parte è un treno e se è in uno di quei momenti di buio non riesce ad essere razionale.
Vogliamo parlare di Carla? Altra crisi esistenziale.
Io e Viola, oltre ad essere amiche, siamo colleghe di lavoro. In realtà, se non fosse stato il lavoro a farci incontrare probabilmente mi sarei persa un mucchio di momenti speciali che ho condiviso con lei, da quando abbiamo cominciato a frequentarci.
Non credo sia semplice, da una certa età in poi, dare una chance all’amicizia; a 27 anni, dopo una serie infinita di cattive esperienze intercorse dall’adolescenza in poi, ci si convince che non sia il caso di riporre cieca fiducia nelle persone che si incontrano e di dare loro la nostra amicizia, la nostra anima.
I discorsi razionali valgono per la maggior parte dei casi, non quando però, il cuore ci dice che una persona merita davvero.
La nostra amicizia è stata un colpo di fulmine: ci siamo parlate, abbiamo riso e abbiamo deciso di dedicarci del tempo. Da quel giorno dedico a Viola e alla nostra amicizia almeno 3 ore al giorno.
Ma parliamo di Carla, la trasmigrazione numero 2.
Carla è una nostra collega, “sotto nostra osservazione” da un po’ di tempo.
E’ una donna di 37 anni, single, esteticamente male e poco curata con alle spalle una storia familiare di oppressione, subordinazione e umiliazione, ragion per la quale non disdegna la compagnia di uomini sposati per sopperire alla solitudine che la circonda.
Mi ha raccontato che la madre, durante tutta la sua vita, non ha fatto altro che ribadirle la sua incompletezza ed inadeguatezza.
Credo fortemente ci sia una connessione tra questo tormento psicologico e la sua continua sottomissione agli altri e sono convinta che questo sia il motivo per il quale si accontenta di storielle di sesso con uomini già impegnati, senza reclamare il minimo impegno o del tempo supplementare.
E’ una persona buona, ma pare che tutti si approfittino del suo non saper dire di “no”.
Parte sconfitta in partenza e non intende mettersi in gioco; si accontenta dei piccoli attimi che le persone le dedicano e per il resto del tempo si crogiola nella sua infelicità.
Carla è quello che una donna della sua età non vorrebbe mai essere: sola, incompresa, insicura, debole, oppressa, vinta e sottoposta.
Carla è quello che Viola non vorrebbe mai diventare.
Ma è più forte di lei, deve trasmigrarsi.
“Se continuo a vivere di incertezze come sarà il mio futuro? Se non capisco in tempo i miei sentimenti e non prendo le decisioni giuste finirò col restare da sola? se non prendo posizioni nette e non riesco a dire di no finirò con l’essere sottoposta agli altri?”
Di nuovo panico, tensione e sofferenza che si susseguono in lei. Viola è fatta così. Si prende sul serio, anche quando le partono ragionamenti insensati.
E tocca a me riportarla sulla Terra.
“Cosa c’entri tu con Carla?” le chiedo. E poi proseguo.
“Le persone ti stimano moltissimo e il fatto che tu sia buona e disponibile non fa sentire nessuno autorizzato a prendersi gioco di te. E nessuno lo fa, anzi. I nostri amici ti cercano in continuazione perché sei allegra, sincera, onesta e disponibile all’ascolto. E ti dico un’altra cosa: tu non resterai da sola, e riuscirai a stabilire presto cosa è giusto per te, vedrai. ”.
Lei non appare agli occhi di nessuno una canna al vento, travolta dagli eventi, anzi chi ci circonda la stima perché sono davvero poche le persone trasparenti quanto lei.
Anche se non riesce a riconoscersi, Viola è tutti e in tutti gli aggettivi che ho usato per descriverla, con un’aggiunta. E’ una donna in transizione, in un periodo di scelte difficili.
Chi di noi non ha mai avuto un empasse nella sua vita? Siamo tutti deboli, allora? Ma chi ha detto che le decisioni, quanto più radicali, debbano essere prese dall’oggi al domani? Il nostro essere prudenti e riflessivi ci disegna deboli ed indecisi?
Io credo che il saper attendere il momento giusto ed il saper cogliere i segnali che ci vengono lanciati lungo la via sia segno di grande sensibilità ed intelligenza, non certo di fragilità ed insicurezza.
Viola non resterà sola, mai. Prima di tutto perché io sarò sempre al suo fianco e poi perché è davvero un essere speciale.
Non se la lasceranno scappare. Spero solo che riesca ad amare di nuovo, con quella forza, quell’impeto, quel desiderio e quella dedizione che conosce bene.
So per esperienza vissuta che una volta che si prova il grande amore, il resto della vita lo si passa a fare paragoni e fino a quando non si prova qualcosa di perlomeno paragonabile, si sopravvive nell’incompletezza e nell’insoddisfazione.
Ma se si ha avuta in dono la scoperta dell’amore, si è degni di tutto il resto.
Si è meritevoli della sofferenza, della riflessione, della forza, della debolezza, delle difficoltà e delle soddisfazioni, della gioia e anche della tristezza.
E se si è degni di essere uomini dall’animo puro e profondo, non si passerà inosservati su questa Terra.
Passerà, questo è ciò che posso dirle. Avremo tempi migliori, questo è ciò di cui sono certa.
Saremo insieme fianco a fianco come due alleate e rideremo. Sempre, di tutto perché è la cosa che ci riesce meglio.
Spero proprio che la sua prossima trasmigrazione sia in me; vorrei proprio che si guardasse attraverso i miei occhi e che sorridesse, fiera di se stessa.
©Ambra De Prisco



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2 commenti:

  1. Mentre leggevo questo post sull'amicizia, che in alcuni momenti è pura poesia, mi è sembrato come se avessi letto anche nella mia mente, nel mio modo di vivere l'amicizia, nel modo in cui viviamo quelle che improvvisamente diventano le "nostre persone", amiche fidate, uniche, che conoscono tutto di noi, a loro basta un semplice sguardo per capire cosa stiamo pensando, cosa stiamo vivendo. L'amica vera è colei che ti trova la soluzione anche quando non gliel'hai chiesta, perché c'è sempre quella parte di te che vorrebbe provare a farcela da sola e non vorrebbe "disturbare" sempre, e alla fine, inutile dirlo, si rivela sempre la soluzione giusta perché lei sa cosa è giusto per te e sai che non ti farebbe mai del male. Ti dice la verità, ti dice ciò che pensa e anche se non condivide le tue scelte ti fa capire che comunque ti sarà vicina e ti aiuterà a intraprendere nuovi percorsi.
    Veramente bello ciò che hai scritto...lo leggerei e rileggerei per ore.
    Spero ci siano altre giornate con te, Viola e la mia Twin :)
    Complimenti ancora... M. [quello vero] ;)

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  2. Grazie del bellissimo commento...

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